“Gomorra: una storia lunga 10 anni”
Era il 2006 quando il giovane scrittore Roberto Saviano (allora appena ventiseienne) decide di pubblicare “Gomorra“, un romanzo-inchiesta che nel giro di pochi mesi diviene un vero e proprio caso letterario.
Quest’opera si è caratterizzata per la puntualità della sua indagine (volta a denunciare la massiva e sotterranea presenza della camorra nel nostro Paese), per il rigore dello stile e per il coraggio del suo autore che decise di firmare in prima persona il suo romanzo d’esordio. Inoltre, Saviano scelse di presentare la sua opera diventando un fenomeno mediatico: alcune sue legittime dichiarazioni gli valsero le inimicizie dei clan camorristici che giurarono vendetta.
Il prezzo pagato dal giovane autore è stato davvero molto alto: da dieci anni, per salvaguardare la sua sicurezza, è costretto a vivere sotto la protezione delle forze dell’ordine. Il fenomeno “Gomorra”, però, non ha nessuna intenzione di arrestarsi: nel 2008 Matteo Garrone mette a punto un’ottima trasposizione cinematografica dell’opera di Saviano. Sarà un grande successo di pubblico e di critica, in grado di veicolare i contenuti dell’inchiesta anche all’estero.
Nel 2014, viene scritto un altro capitolo di “Gomorra”: Sky decide di produrre una serie televisiva diretta da Stefano Sollima (già autore di “Romanzo criminale – La serie”) e da Francesca Comencini (autrice de “Lo spazio bianco”). In questa produzione vengono narrate in modo molto crudo e realistico le avventure di due clan camorristici rivali, i Savastano e i Conte, in lotta per ottenere il predominio nel traffico degli stupefacenti.
“I segreti del suo successo”
“Gomorra”, anche sotto forma di serie televisiva, si rivela capace di raccogliere il favore del pubblico. Sicuramente uno dei suoi pregi principali è dato proprio dalla partecipazione di Roberto Saviano.
Il giovane scrittore è, infatti, coinvolto in molti modi: non ha solo firmato il romanzo-inchiesta da cui è tratta la serie, ma ha anche partorito l’idea di produrre una trasposizione televisiva incentrata sulle sue tematiche. L’intero soggetto è stato supervisionato proprio dall’autore campano. La regia è, senza dubbio alcuno, un altro motivo di vanto di questa produzione. Da qualche anno, alcune serie televisive prodotte nel nostro Paese hanno perso la provincialità che troppo spesso ha caratterizzato la regia e la fotografia della fiction italiana. “Gomorra” è un prodotto di alta qualità, in grado di richiamare una dignità cinematografica e di risultare appetibile anche agli spettatori più esigenti.
Del resto, i nomi coinvolti sono davvero sinonimo di garanzia: Stefano Sollima con il suo “Romanzo criminale – La serie” ha fatto scuola; inoltre, dietro la cinepresa di questa produzione possiamo notare la presenza della grande regista Francesca Comencini, celebre per aver girato alcuni film di grande impegno quali “Carlo Giuliani, ragazzo”, “Mi piace lavorare (Mobbing)” e “Lo spazio bianco”.
Inoltre, il ritmo che la scrittura di “Gomorra” riesce ad imporre alle riprese è davvero sostenuto: spesso lo spettatore si trova coinvolto dal primo all’ultimo minuto della puntata, senza trovare il tempo di riprendere il fiato.
“Gli attori”
Un capitolo a parte lo meritano gli interpreti che prendono parte a questa produzione. Difficilmente la fiction italiana si è avvalsa di professionisti del loro calibro, in grado di dare vita a personaggi così complessi e carichi di sfumature. Seguendo “Gomorra”, lo spettatore si ritrova a fare i conti con figure a tutto tondo che sono riuscite ad imprimersi nell’immaginario collettivo in modo molto persistente.
Uno dei protagonisti della serie è Ciro Di Marzio, delinquente in organico al clan dei Savastano: abile, scaltro e spregiudicato, questo sgherro è pronto a tutto pur di assicurarsi un posto di rilievo nel mondo del crimine organizzato. L’interpretazione che ne fa l’attore Marco D’Amore è davvero magistrale: questo giovane artista casertano è riuscito fin da subito a delineare la personalità complessa e feroce del personaggio che porta sullo schermo.
Anche Pietro Savastano, boss assoluto dell’omonimo clan, viene reso in modo molto sfumato da Fortunato Cerlino, l’attore che lo interpreta: la sua è una recitazione molto rigorosa e tesa. Ogni gesto ed ogni parola vengono pesate e misurate in modo molto calcolato, quasi a sottendere la spietata lungimiranza del capo-clan. Ovviamente, il posto d’onore spetta a Maria Pia Calzone, l’attrice beneventana che interpreta la mitica Donna Imma Savastano, moglie di Don Pietro.
Il suo è stato sicuramente il personaggio più affascinante e spietato di tutta la produzione: la Calzone è riuscita a portare sullo schermo la freddezza ed il fuoco che al contempo caratterizzano questa first-lady del crimine partenopeo.
“Le novità della seconda stagione”
La seconda stagione di “Gomorra” si è fatta aspettare per quasi due anni. Finalmente l’attesa è finita: ovviamente, però, molti sono i cambiamenti che sono avvenuti a Scampia. La scena del crimine organizzato è stata completamente rivoluzionata dal voltafaccia di Ciro Di Marzio: Don Pietro, fuggito di prigione grazie alla sua astuzia, deve lasciare Napoli e ripiegare in Germania, dove cerca in tutti i modi di riconquistare la sua posizione di prestigio in seno al mondo del traffico di droga.
Anche i suoi rapporti con il figlio Genny non sembrano essere dei migliori: Don Pietro non perdona al ragazzo la sua condotta sconsiderata che, secondo lui, ha causato la morte di Donna Imma. A Napoli, nel frattempo, Ciro si mette ufficialmente in società con Salvatore Conte e decide di tagliare completamente i ponti con il passato.
Nella prima puntata della seconda stagione arriva a strangolare l’amata moglie Debora: la donna non riusciva a perdonare il marito per aver tradito il clan cui apparteneva e sembrava sul punto di rivelare alla polizia i loschi affari di famiglia. Ovviamente, nell’ottica camorristica, questa mancanza di sostegno è davvero imperdonabile.