La data non è ancora certa, sarà tra ottobre e novembre, ma quel che è certo è che per il Refendum costituzionale 2016 si stanno organizzando sia il fronte del “SI”, i partiti di governo, che quello del “NO”, i partiti di opposizione e qualche frangia del PD, cercando di intercettare i voti degli italiani con una spiegazione il più possibile chiara di quanto cambierà con la legge che è stata votata dal Parlamento e che ora viene sottoposta a referendum. Una pagina del sito Sky, proporrà continui aggiornamenti e news sull’argomento.
Referendum Costituzionale 2016, i punti principali della riforma sono cinque
Approvata lo scorso aprile, la riforma costituzionale è divisa in cinque punti: si va dall’abolizione del “bicameralismo perfetto”, alle modifiche che riguardano le modalità di elezione del Capo dello Stato, all’abolizione definitiva del Cnel, alla modifica delle norme che regolano le proposte di legge di “iniziativa popolare” e la richiesta dei referendum “abrogativi”, ed infine la riforma della costituzione per quanto riguarda il “Titolo V”, quello che regola le competenze tra stato e regioni.
Un referendum che il Premier e l’Esecutivo, con in testa il ministro per le Riforme, Boschi, reputano decisivo anche per le sorti del governo stesso, tanto da avere annunciato le dimissioni qualora a prevalere fosse il fronte del “NO”.
Referendum Costituzionale 2016, le modalità
Il referendum è stato richiesto da oltre 1/5 dei parlamentari italiani, ed inoltre sono state raccolte 500mila firme come prevede la costituzione all’articolo 138. Ai cittadini che si recano alle urne sarà quindi sottoposto il quesito a cui si potrà rispondere contrassegnando il “SI” oppure il “NO”, stampati sulla scheda.
Contrariamente ai referendum “abrogativi”, per quelli costituzionali non è necessario che sia raggiunto il “quorum”, cioè che si rechino alle urne il 50% + 1 degli “aventi diritto”, ed al termine delle votazioni saranno scrutinate in tutti casi le schede votate, calcolando la percentuale dei voti per ciascuna delle due risposte.
Referendum Costituzionale 2016 – La riforma del Senato
La riforma più importante del disegno di legge approvato dal Parlamento è senza dubbio quella che sancisce la fine del “bicameralismo perfetto”, caratteristica dell’assetto repubblicano italiano fina dal secondo dopoguerra.
La situazione attuale prevede che entrambi i rami del Parlamento, Camera e Senato, debbano approvare tutte le leggi, mentre dopo la riforma, il Senato, non più “elettivo”, ma composto dai rappresentanti delle regioni, potrà esprimere il suo parere e gli emendamenti ma senza la certezza che vengano accolti. Con la riforma inoltre la “fiducia” al governo verrà data solo dalla Camera dei Deputati. Il numero dei senatori, attualmente di 315, sarà ridotto a 100, 95 dei quali scelti “proporzionalmente” dai consigli regionali, con 21 sindaci e 74 consiglieri.
Cinque i “senatori a vita” che vengono scelti dal Capo dello Stato. I “senatori” nominati con questo metodo, decadono quando decade anche il loro mandato di sindaco o consigliere regionale e non hanno diritto ad emolumenti per questo incarico.
Nelle pieghe di questa modifica riguardante il Senato, anche il numero delle “materie” per cui sono competenti lo Stato o le Regioni, cambia, per semplificare le procedure ed almeno una ventina di “materie” tornano ad essere trattate esclusivamente dallo Stato.
Con la Riforma Costituzionale cambia anche l’elezione del Capo dello Stato
Per l’elezione del Presidente della Repubblica resta la formula della “seduta comune” di Camera e Senato, mentre non saranno più ammessi i delegati delle Regioni, in quanto già presenti nel Senato. Per quanto riguarda la maggioranza richieste per l’elezione, sarà di due terzi nelle prime quattro votazioni, passando poi a tre quinti dalla quinta votazione in poi.